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Cosa sta accadendo alle materie prime e perché

materie prime energetiche

Questo 2022 si è aperto con delle novità (preannunciate) che riguardano tutti, e che sono destinate a cambiare le nostre vite e abitudini nel breve e lungo periodo. A partire dagli ultimi mesi del 2021 , infatti, abbiamo iniziato a ricevere delle notizie circa l’aumento, talvolta vertiginoso, dei costi delle materie prime, e il tutto si è concretizzato questo Gennaio.

Cerchiamo però di capire meglio la situazione insieme.

Cosa sono le materie prime

Innanzi tutto è bene chiarire cosa siano le materie prime di cui si parla, specificando che si tratta di prodotti molto diversi fra loro.

Le principali tipologie sono:

  • Metalli di tipo industriale (specie materiali ferrosi)
  • Energia (in forma di petrolio e gas naturale)
  • Metalli preziosi (oro, argento, palladio, platino)
  • Materie prime agricole (cereali, caffè, cacao, arancia)
  • Materie prime legate all’allevamento (zootecnica)

Già da questa prima differenziazione si può notare come le materie prime influenzino tutti i campi del vivere umano, dalla produzione di cibo e mangimi, alla produzione di componentistica in campo tecnologico, a quella  di energia per il sostentamento di tutte queste produzioni successive.

Per quanto distanti le une dalle altre, la produzione e lavorazione delle materie prime fa parte di un equilibrio talvolta fragile, che permette a gran parte delle  nazioni il sostentamento della propria popolazione. 

Ma quali sono le materie prime che più scarseggiano?

In questo momento le materie prime più a rischio sono moltissime: troviamo rame, ferro e acciaio. Ma la crisi riguarda anche: mais, caffè, frumento e soia. A queste si aggiunge la crisi dei settori lavorativi di legname, semiconduttori, plastica e cartone per imballaggi.

Come accade ogni volta, la penuria di un prodotto sul mercato porta irrimediabilmente all’aumento del suo costo.

Il problema che ci ritroviamo a fronteggiare come comunità, tuttavia, è che trattandosi di un equilibrio tra vari fattori, l’aumentare solo di parte delle materie prime, porta all’aumento in tutte le altre categorie. Per questa ragione anche se il vetro, ad esempio, non presentasse di per sé un problema di penuria, la sua produzione vedrebbe comunque i costi aumentati. Successivamente l’industria alimentare che si appoggia ad esso sarebbe costretta a spalmare il costo degli aumenti sui propri prodotti, e così via, fino al consumatore finale.

Di che tipo di aumenti si tratta?

La crescita dei listini è soggetta a costante fluttuazione ma l’anno 2022 ha visto una variazione mediamente più alta dello scorso anno rispetto a quella nazionale.

Le materie prime non energetiche hanno raggiunto il +45% rispetto al periodo pre-Covid, mentre quelle energetiche, come il gas naturale, hanno registrato impennate fino al +660% rispetto al pre-Covid. Il petrolio, più contenuto, ha raggiunto il +31%, con aumento successivo a barile. Tali variazioni si sono poi tramutate nel vertiginoso aumento del costo della produzione di energia elettrica; con il conseguente incremento nelle bollette di tutti gli italiani.

Anche il costo dei metalli ferrosi ha subito un aumento consistente, toccando il +54% rispetto agli anni precedenti; e lo ha seguito anche l’alluminio con oltre il 60%. Gli altri metalli, seppur stabilizzatisi, hanno confermato l’aumento dei loro costi rispetto al pre – Covid. La situazione dei metalli ha inoltre influenzato in maniera consistente il campo del trasporto merci, con un aumento dei costi di produzione degli stessi container.

Non sono stati risparmiati neppure il settore di materie plastiche (+34%) e del legno e della carta, i cui costi si sono attestati oltre il +30% già nel 2021 e non hanno accennato a calare.

Non da meno l’incremento dei costi delle materie prime legate ad agricoltura e tessile, in cui sono stati colpiti, ad esempio, grano, soia e cotone, in costante ascesa.

A tutto questo si è inoltre sommata la carenza di componenti elettroniche, con un conseguente aumento dei costi per le imprese la cui produzione dipende fortemente dalla tecnologia.

Le varie concause dell’aumento delle materie prime

Alla base di tutti questi aumenti vi è ovviamente la pandemia e la sua diffusione. Le conseguenze di essa sono state devastanti, con perdite consistenti, non solo per quanto riguarda le vite umane, ma anche per quanto riguarda i settori produttivi.

Dopo un’iniziale perdita dovuta allo stop di tutte le produzioni, con la chiusura di interi settori definiti non di prima necessità, abbiamo assistito ad una corsa all’approvvigionamento.

Tutti ricordiamo l’inizio del lockdown quando i consumatori acquistavano in previsione di una eventuale carestia. Gli scaffali dei nostri supermercati erano spesso vuoti, e abbiamo sorriso per la corsa alla carta igienica negli USA. Le imprese hanno dovuto in far fronte ad una produzione fuori scala, ritrovandosi a rispondere ad una domanda inaspettata. In questo momento la situazione si è però ribaltata. Oggi, infatti, le piccole e medie imprese, tentano di fare scorte in previsione di una ripresa che, grazie alla diffusione dei vaccini, sembra farsi più concreta. Tuttavia il repentino cambiamento di rotta ha portato ad una mancanza delle materie prime. Il problema non è solo delle piccole e medie imprese, alcune delle aziende più grosse e diffuse al mondo hanno subito la stessa sorte. 

Un esempio potrebbe essere la Sony, costretta a ridurre la produzione della sua PS5 facendola uscire sul mercato in pezzi nettamente ridotti. O ancora più semplicemente l’esempio dell’IKEA la quale ha avuto difficoltà a reperire i materiali per la produzione dei suoi mobili, e si ritrova con alcuni dei suoi best seller in disponibilità limitata.

La situazione odierna e il conflitto Russia – Ucraina

In questa situazione già precaria, purtroppo, si è inserita anche la situazione attuale tra Russia e Ucraina. Non parleremo in questa sede delle implicazioni geopolitiche di questa guerra, non è di nostra competenza, ma vogliamo comunque analizzare la questione in merito a questo articolo.

In questo momento l’Europa, e nel nostro caso l’Italia, si trova legata alla Russia per quanto riguarda l’acquisto di gas naturale. Esso è fondamentale per la produzione di energia elettrica ( circa il 40% della fornitura).  Esistono delle forme alternative di energia, ma come molti statisti hanno affermato, il cambio di rotta verso forme sostenibili, è stato fatto troppo in ritardo. Per questa ragione ora non disponiamo di una riserva di forniture sufficienti per assicurare un passaggio senza grosse perdite.

In pratica l’Italia, pur puntando al cambiamento in futuro, si trova in uno stato transitorio. Sicuramente le sanzioni applicate alla Russia cambiano irrimediabilmente i rapporti internazionali. Si andrà verso un progressivo aumento della produzione nazionale del gas naturale, e l’acquisto da altri fornitori, come Algeria e Azerbaigian, o attraverso il TAP. 

L’unica cosa che possiamo fare, in qualità di persone fisiche e imprese, è cercare di ridurre il danno. Assorbendo, laddove sia possibile, parte dell’aumento dei costi, si manterrà in movimento il mercato senza rimanerne schiacciati.
Boavista dal canto suo cercherà di mantenere il suo catalogo aggiornato con le variazioni dei prezzi legate al mercato. Ci saranno sicuramente problemi di approvvigionamento ma faremo il possibile per ridurre il disagio ai nostri clienti.

Alcune fonti: